31 anni e non sentirli, anche gli Irriducibili festeggiano il compleanno. 

Il mondo del tifoso è un mondo complicato, spesso rancoroso come chi lo guida. “Rancoroso” per facciata, “rancoroso” perché fa più must che “bonaccione”.
Vi piacciono, non vi piacciono? Loro sono così: pollitically scorrect.

Non mi è mai interessato di ciò che pensa la gente,  a ciò che mi converrebbe o non converrebbe scrivere, ho sempre detto in piena libertà cosa penso.
Ed in mia totale libertà esprimo un pensiero fatto di luci ed ombre, quasi volessi girare quella medaglia guardandola in ogni suo rovescio.
Eppure ecco che mi ritrovo con tante cose per la testa, sentimenti contrastanti.

Inizio col dire che anche io ero una “figlia della Nord”, inizio così questo mio racconto, dal “c’era una volta una ragazza in Curva Nord”.

Cattivi, sporchi e fascisti. Ma il Diavolo è davvero così brutto come lo si dipinge? C’è solo un modo per scoprirlo: andare al Diavolo.

Per parlare di Irriducibili però, bisognerebbe tornare indietro nel tempo, ancora prima di quella ragazza in Curva Nord e così torno a quel lontano 1987.

Ricordati in Italia come “gli anni di piombo”, erano ufficialmente terminati e tante cose stavano cambiando.
Fotografia di un Paese in mutazione, anche il mondo del tifoso iniziò a prendere un’altra piega.
Via i tamburi, chiude la scuola “argentina” per adottare uno stile molto più British.
A Roma finisce l’era  degli storici “Eagles Supporters” e nasce quella “Irriducibile”.
Filosofia del tifo biancoceleste in tutta la sua interezza, con le fragilità e gli estremismi.
Sono ragazzi che hanno vissuto i tempi bui della Lazio, quelli degli scandali e della Serie B.
Gli anni di una egemonia capitolina giallorossa che vedeva i cugini godere di uno scudetto e godere ancora di più per aver sfiorato il sogno Champions League.
“Irriducibili”, zoccolo duro che si erige contro tutti difendendo i propri colori, forse non sarebbe mai potuto esistere nome più giusto.

Sono loro ad aver cambiato la mentalità del tifoso biancoceleste, ad aver trasformato la Curva con le scenografie diventate il manifesto di essa.
Poetiche, controverse, ma mai banali.

Un calcio loro te lo danno in bocca, così come recitava lo slogan che accompagnava il buffo ometto Mr. Enrich.
Anche lui molto British.

IL BELLO, IL BRUTTO, IL …

Non è un segreto e se lo fosse, sarebbe il segreto meno segreto della storia.
Gli Irriducibili hanno cercato dal principio di mantenere una certa “matrice storica” abbastanza scomoda per il mondo laziale, ovvero la radice politica.

Non nascondiamoci dietro un dito e non dimentichiamo da dove veniamo.
Colui che permise alla nostra storia di scriversi indipendente, colui che disse NO alla fusione, porta il nome di Giorgio Vaccaro, ufficiale generale dell’Esercito Italiano nonché membro del Partito Nazionale Fascista.

Ma la “matrice storica” quanto realmente si paga ancora oggi?
Paghiamo il dazio di essere conosciuti in Europa come coloro che seguono un filone neo-nazista, quelli che pagano a caro prezzo una manina destra alzata, quelli tacciati di ululati razzisti, quelli che finiscono alla gogna per due adesivi.
Tutto sbagliato d’accordo, ma gli altri?
Gli altri pagano molto meno alla luce della cronaca che tace addirittura scontri, risse e tifosi avversari in coma.

A monte di tutto questo mio discorso però, ve n’è un altro assai più grande: la politica non va a braccetto con lo stadio. Le ideologie vanno lasciate fuori.

LO ZOCCOLO DURO DIVENTA SCOMODO

In questi ultimi anni gli Irriducibili, venerati per le scenografie, marchio riconosciuto a livello Europeo ed oltre, hanno attirato su di loro parecchie critiche.
Soprattutto da parte del mondo laziale.

Faccio un giro sul web, sui social e leggo di offese rivolte a tifose di sesso femminile, bandiere tolte di mano perché il simbolo appartiene a loro.

Sarà tutto vero? O saranno solo illazioni e racconti di pura fantasia nati dal neo movimento anti-Irriducibili?

Vi racconto la mia verità perché è l’unica che conosco personalmente.
Non ho mai avuto problemi per il mio essere donna in un mondo prevalentemente maschile, non mi interessa neanche che sia un mondo prevalentemente , purché possa viverlo da donna.

LE TANTE FACCE DEGLI IRRIDUCIBILI

“Chi entra è complice”

“Stadio vuoto”

“Inzaghi tu sei un piccolo uomo”.

Rivolta in piazza.

E poi? Improvviso dietrofront.
Dietrofront che è arrivato al
“Bisogna sostenere la squadra” coronato da entrate in ritardo, scioperi contro la tifoseria laziale…
“Chi non va allo stadio è una M***A”.

Insomma, metto una pezza su tutto citando ancora un volta l’antipatico bip

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *